15 Maggio 2020
Come cacciatori sapevamo che ciò era dovuto alla drastica riduzione del traffico, alla ridotta attività umane, agricole e industriali, quando non erano addirittura azzerate, al totale blocco della socialità e della mobilità personale.
Ci aspettavamo. ovviamente, in questa emergenza sanitaria le richieste del mondo animalista e ambientalista per una limitazione delle attività venatorie se non addirittura della sospensione della caccia per il tempo necessario o addirittura per sempre: quale miglior occasione di un virus che per la sua specificità sembra colpire gli anziani e gli over sessantenni? Anzi gli animalisti dimostravano il loro buon cuore preoccupandosi della nostra salute e incolumità (beh ad esser sinceri qualcuno ha esultato quando moriva un cacciatore e sperava in cuor suo che il virus fosse più selettivo nei nostri confronti).
Pertanto non ci preoccupano più di tanto le richieste formulate da Legambiente, rientra nel gioco delle parti. Dimostrano una volta di più la mancanza di scientificità e aderenza alla realtà di talune associazioni e personaggi che non hanno saputo o voluto cogliere gli effetti di un improvviso, ma temporaneo, squilibrio con la conseguente alterazione delle regole e dei comportamenti umani nei confronto della natura e dell’ambiente.
La vita purtroppo per loro va avanti, con le difficoltà e le contraddizioni di ogni giorno e di ogni realtà: dimostrazione lampante la necessità di produrre per vivere, di riprendere le attività, di trovare una forma di convivenza con la pandemia, per sconfiggere il virus.
Lentamente e con somma cautela stanno riprendendo le attività umane: tra queste l’agricoltura e già c’è il grido d’allarme per i danni causati dalla fauna opportunista alle colture. La ripresa del traffico ovviamente crea problemi agli animali non più abituati alla circolazione dei mezzi di trasporto con le note conseguenze.
Il mondo venatorio ha dato, come sempre, la sua disponibilità nel rispetto delle leggi e sotto il controllo delle autorità preposte a controllare e limitare tali fenomeni. Nulla di più nulla di meno di quanto avveniva prima di febbraio.
E’ comunque lampante che dopo tale esperienza tutti dovremo, anzi dobbiamo rivedere i nostri comportamenti e le nostre esigenze, mettendo in discussione anche diritti e costumi acquisiti nel tempo.
I cambiamenti climatici, il surriscaldamento, il consumo del suolo, il controllo dell’acqua, la qualità dell’aria che respiriamo sono problemi che non possiamo eludere e che, come si sta evidenziando, sono certamente propedeutici a eventi calamitosi come quello che siamo attualmente attraversando.
Noi come cacciatori non dobbiamo sottrarci a questo confronto perché siamo tra gli attori principali nella quotidianità del territorio, nell’osservazione dell’ambiente e delle specie viventi, nella gestione e nel controllo.
Trovo fuori luogo la precisazione fatta da Paolo Sparvoli riguardo all’accordo fatto nel 2014 tra Legambiente e FIDC, ARCICACCIA, ANUU. (…vogliamo qui ricordare anche il cosiddetto “accordo storico” siglato nel 2004 tra FACE Italia (Federazione Italiana della Caccia – Associazione Nazionale Libera Caccia – U.N. Enalcaccia P.T. – Anuu Migratoristi) con BirdLife, autorevolmente rappresentata in Italia da LIPU….?!?!)
Era un primo passo per superare una situazione di stallo su cui purtroppo ci siamo e ci troviamo arenati nuovamente, ma che deve essere risolta se vogliamo come mondo venatorio ridare dignità legittimità e attualità alla nostra passione.
Riprendo quanto sottolineato da Sparvoli:
«È una riforma strutturale – scrissero allora con enfasi i responsabili di quell’accordo – una svolta storica in cui strumenti, mission e l’interpretazione delle politiche di cooperazione per il contrasto delle illegalità a danno della natura e degli animali selvatici, subiscono un radicale cambiamento d’approccio … un preciso impegno operativo verso un orizzonte ampio che chiama ad una partecipazione attiva e alla corresponsabilizzazione soggetti storicamente su posizioni diverse nelle proprie posizioni. Per questo si può lavorare con Legambiente e contemporaneamente difendere, ragionando con i dati e non con l’ideologia, le date di chiusura e di apertura alle diverse specie. Gestire il territorio e insieme chiedere calendari redatti nel rispetto delle normative italiane e internazionali che non cedano un giorno fra quelli consentiti…».
Sono parole sempre attuali, anzi attualissime e a cui bisogna dedicare un impegno ancora maggiore.
Ma quello che più ci stupisce preoccupa è l’atteggiamento negativo e da “l’avevo detto” dimostrato da Sparvoli, in un momento in cui sarebbe necessario un atteggiamento diverso e più unitario da parte di tutte le associazioni venatorie.
L’opinione pubblica è sempre meno favorevole a noi e l’emergenza coronavirus non ha giocato e non gioca a nostra favore. Qui c’è realmente bisogno della Cabina di Regia delle Associazioni Venatorie, nella sua autorevolezza e compattezza, per dare risposte serie e soluzioni praticabili.
Purtroppo notiamo solo contrarietà e livore.
A meno che tutto questo livore non serva a raccattare qualche tessera in più….
Il Vice Presidente Regionale
Pier Luigi Pittarello